Collusion by Luke Harding

Collusion by Luke Harding

autore:Luke Harding [Harding, Luke]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852084256
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-12-01T16:00:00+00:00


VII

Il massacro del martedì sera

Primavera-estate 2017

Washington

Un vero schizzato.

DONALD TRUMP, su James Comey, parlando al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e a Sergej Kisljak

Lo scandalo che aveva travolto Washington nella primavera del 2017 avvenne in una zona sorprendentemente circoscritta. Tutto era iniziato al quartier generale del Partito democratico, al 430 di South Capitol Street. Quando passai lì accanto, i cartelli sulla cancellata perimetrale del CND apparivano – considerando quanto accaduto – ironicamente superflui. Dicevano: «Attenzione, area videosorvegliata».

Gli intrusi che erano penetrati nell’edificio erano incorporei. Non avevano saltato il muro di cinta né avevano rotto una finestra. Gli hacker russi erano invece entrati per via digitale, come un inarrestabile esercito di fantasmi. Avevano preso ciò che volevano ed erano usciti (non che fossero propriamente all’interno, d’altronde). Il «Times» pubblicò una foto memorabile scattata all’interno dell’edificio: un server accanto a un vecchio schedario forzato nel 1972 durante l’effrazione del Watergate.

Trovai gli uffici del CND chiusi a chiave e deserti. Era una domenica. Mi sedetti all’aperto nel sole primaverile e scribacchiai qualche appunto. L’edificio era di stile modernista con un profilo curvilineo. A una finestra era appesa una bandiera a stelle e strisce, il marciapiede era costeggiato da aiuole di narcisi. Le auto sfrecciavano su un cavalcavia; in lontananza, una fabbrica sputava il suo fumo grigio. Era un paesaggio di normalità urbana.

A due isolati di distanza, lungo un’ombrosa strada in salita costeggiata da eleganti case di mattoni a vista e giardini coperti di viole del pensiero, c’era un altro edificio. Si trattava del Comitato nazionale repubblicano, al 310 di First Street. Nel giardino, i ciliegi erano in fiore. A voler credere all’intelligence americana, i fantasmi erano entrati anche lì. Le email dell’CNR, però, non erano state pubblicate, ma giacevano in un server da qualche parte a Mosca.

A poche centinaia di metri verso nord c’era il Campidoglio, sede del Congresso americano e, ormai, di un processo inquisitorio o – per essere precisi – di diversi processi. Delle indagini si occupavano i comitati per l’intelligence di Camera e Senato, la Commissione giudiziaria del Senato e la Commissione di controllo e di riforma della Camera. Quattro in tutto.

Il tema generale era quello che Twitter aveva preso a chiamare #Russiagate o #Kremlingate. Questi termini non avevano fatto molta presa, ma lo scandalo politico era reale, e si stava allargando a macchia d’olio.

Un’altra indagine era in corso non lontano da lì: una strada in diagonale dal Campidoglio portava a Pennsylvania Avenue e al J. Edgar Hoover Building, il quartier generale dell’FBI. Da fuori l’edificio appariva impenetrabile, i suoi segreti al sicuro. Trump, però, aveva cambiato questo stato di cose: il complesso in cemento degli anni Settanta – spoglio, cupo e addolcito solo da una fila di alberi – era il luogo più poroso di Washington, un palazzo pieno di spifferi.

Poco distante c’era l’ex ufficio postale di Washington con la torre dell’orologio. Nell’autunno del 2016 Trump aveva riaperto l’edificio dopo averne fatto un hotel di lusso, poco prima di diventare il 45º presidente americano. Quando arrivai, pioveva, quindi entrai per asciugarmi.



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